Karate 

Le Origini 

L’origine del Karate è da sempre oggetto di accesi dibattiti tra gli studiosi in quanto il tutto si confonde tra realtà storiche e leggende tramandate; tuttavia, tutti sono in accordo sul fatto che si radicò e che fu molto praticato nell’Asia orientale, dove da sempre è esistito l’uso di combattere corpo a corpo: “Si narra che da qualche parte in estremo oriente ci fosse un piccolo regno in cui il popolo non possedeva una sola arma” e ci sono pochi dubbi sul fatto che si trattasse delle isole di Ryuoky, quella che ora è la prefettura di Okinawa tra le coste del Giappone e della Cina.

E' stato accertato,  altresì, dagli studiosi di arti marziali che questa disciplina trova le sue origini nel Vàjramushiti, un metodo di lotta sviluppato nella casta militare degli Kshatrya dell'antica India. In molti testi esistono descrizioni di confronti di danza guerriera a mano disarmata paragonabile al Karate. In India nella casta degli aristocratici nasce l'uomo al quale la leggenda attribuisce lo sviluppo dell'antico Karate:  Bodhidharma "Tamo in cinese", fondatore del Buddismo Zen.

Noto ai giapponesi col nome di Da Ruma Tashisi e vissuto tra il V e il XVI secolo dopo Cristo, Bodhidharma inventò una serie di movimenti basati su quelli degli animali.
Alla morte del suo maestro egli effettuò un lungo percorso dall'India sino alla Cina per incontrare l'Imperatore ed allo scopo di insegnarvi il buddismo. 

Nello stesso periodo l'Imperatore cercò i primi monaci (Tao Zen) per tradurre i testi buddisti dal Sanscrito al Cinese, affinché la popolazione potesse praticare questa religione. Era un nobile progetto, ma le discrepanze di idee tra i due chiusero ogni contatto e nell'ultimo viaggio, in prossimità dei templi buddisti,  il Bodhidharma volle incontrare i traduttori dei testi.

Quando il Bodhidharma arrivò in prossimità di uno dei templi buddisti, i monaci vedendo arrivare un membro ufficiale di un monastero straniero, gli impedirono di entrare e lo confinarono in una caverna:  qui meditò fino a quando i monaci, rendendosi conto della validità della sua religione, cominciarono ad ammirarlo.

Il concetto fondamentale dell'insegnamento di Bodhidharma è che vi sia un legame tra lo spirito e il corpo è per questo l'iter formativo da lui preposto prevedeva durissimi esercizi fisici. 

Bodhidharma  si rese subito conto che i monaci, trascorrendo la maggior parte del tempo nel trascrivere manoscritti, mancavano di qualsiasi preparazione fisica e mentale necessaria alla pratica della meditazione buddista e, pertanto, insegnò loro una serie di movimenti destinati a sviluppare le loro forze fisiche. Questi esercizi di “Yoga indiano” erano basati sui movimenti dei diciotto animali dell'iconografia indo-cinese ed erano le prime fondamenta del Kung-Fu Shaolin, sviluppati poi in un sistema reale d'arti marziali, il Shorinji Kempo.

Da allora i monaci che si sottoposero al suo insegnamento divennero famosi per essere dei formidabili lottatori senza l'uso delle armi.

Ma come arrivò in Okinawa questa antichissima arte e come si trasformò in ciò che oggi conosciamo come Karate? 
Durante il secolo XIV alcuni capi politici di Okinawa, ciascuno per conto proprio, entrarono in contatto con la Cina, stabilendo rapporti con la dinastia Ming.

Fu per primo il re Satto  ad instaurare una relazione di vassallaggio con la Cina e possiamo sicuramente affermare che in questo momento cominciarono a trasmettersi i primi elementi delle arti marziali dalla Cina.

In seguito divenne compito dell'imperatore cinese conferire il titolo ai re di Okinawa mediante l'invio di una ambasceria nell'isola composta sia da militari che da civili, la quale vi risiedeva per un periodo massimo di 10 mesi; dal 1372 al 1866 questo rituale venne ripetuto 23 volte giocando il più importante ruolo nella trasmissione delle arti marziali: sia le ambascerie cinesi che gli stessi cinesi trasferiti praticavano un'arte da combattimento 

“To-de” ovvero “mano-cinese”, inizialmente insegnata esclusivamente alla cerchia privilegiata della nobiltà, poi, segretamente, ad una piccola parte della popolazione locale visto che per tradizione ogni maestro dedicava il suo tempo e trasmetteva il proprio sapere solo ad un allievo.

Visto gli stretti accordi commerciali e di vassallaggio tra Okinawa e la Cina e l’annosa guerra con essa, il Giappone, nel 1609 invase l’isola senza troppe difficoltà dato  che il suo esercito per la prima volta utilizzarono le armi da fuoco e posero fine alla sua indipendenza annettendola al Giappone.

I nuovi conquistatori vietarono agli isolani l'uso delle armi e chi ne veniva trovato in possesso, finiva in carcere o ucciso. Gli abitanti di Okinawa fecero di necessità virtù e per difendersi dai nuovi invasori usarono le uniche armi in loro possesso, le braccia e le gambe, affinando l’antichissima Arte Marziale.


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